Claudio Ciaravolo non è creativo: è “creattivo”. La “t”  in più è la t di turbo; è lei che consente a un’idea brillante di non restare un’idea, ma di tramutarsi in realtà. Velocemente, e con poca fatica.

Un’idea  creattiva dà l’impressione di essere molto semplice, quasi banale: tutti avremmo potuto averla (ma chissà perché non l’abbiamo avuta…)

Le idee creattive si riconoscono subito, perché catturano e divertono: in una parola, entusiasmano. Chi entra in contatto con un’idea creattiva ha voglia di raccontarla agli altri, di condividerne la genialità.  Si innesca così un passaparola inarrestabile, che evita al creattivo di doversi  cercare degli acquirenti: sono loro che vanno da lui.

Un’idea di questo tipo non ha bisogno di intermediazioni: si capisce subito che è geniale, e che funzionerà.

Le idee creattive hanno un’altra importante caratteristica: un costo bassissimo, a volte addirittura ridicolo, essendo pari a zero, o quasi. 

La creattività coniuga insomma la semplicità con la complessità, tanto da essere capita da tutti: dall’uomo della strada allo studioso.

Creattivo a tempo pieno, Claudio Ciaravolo ha trasfuso la sua creattività  in tutti i campi in cui si è cimentato: dalla psichiatria, con i suoi approcci innovativi ad una terapia breve ed efficace; all’arte contemporanea  (dall’aria di Napoli, 1972, alle ultime opere sul web), agli esperimenti sulle leggende metropolitane (maglietta di sicurezza, 1989,) e sul marketing virale (sognifero 1991), all’editoria (Ti amo in tutte le lingue 1998), e all’imprenditoria web, con  (Smail group 1996), fino alla registrazione dei marchi “Vaffanculo” (2000), e “In medio stat virtus” (2008)  e alle innumerevoli app. per iphone (2009-2012).